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La settimana in avvio il 15/9 (giorno festivo per le Borse giapponese e cinese) non sarà contraddistinta dall'uscita di dati macro particolarmente importanti negli USA, eccezion fatta per la riunione della Fed martedì 16 e dei consueti e attesi dati settimanali sulle scorte di greggio e distillati mercoledì 17. Ma
sarà il "momento della verità" per le altre grandi banche d'investimento USA, con i dati trimestrali di Goldman Sachs e Morgan Stanley previsti rispettivamente il 16 e il 17 settembre.
E a più lungo termine cosa accadrà (non volendo dar retta alle fantasiose teorie sulla fine del mondo che indicano date comprese fra il 2012 e il 2036)? I gestori interpellati da Morningstar ritengono che l'economia USA si trovi in una fase di ciclo economico più avanzato rispetto all'Europa e che si riprenderà prima, tanto che il 61% degli intervistati si attende un rialzo a Wall Street nei prossimi 6 mesi. Intanto però negli USA occorre ancora fare i conti con vendite al dettaglio di agosto scese dello 0,3% rispetto a luglio (a fronte di una crescita attesa dello 0,2%) e dello 0,7% al netto della componente auto (mentre il consensus esprimeva una contrazione dello 0,2%). Ed i prezzi alla produzione hanno registrato una discesa dello 0,9%, mentre quella attesa dal mercato era solo dello 0,2% (il dato "core", al netto di alimentari ed energia, è però cresciuto dello 0,2%, in linea con il consensus). Infine, le scorte delle imprese a luglio sono salite dell'1,1% contro un'attesa di +0,5%. Ma non manca un segnale positivo che conforta le indicazioni dei gestori: l'indice di fiducia elaborato dall'Università del Michigan per il mese di settembre è inaspettatamente balzato a 73,1 punti, rispetto ai 63 di agosto e a un consensus posto a 63,7 punti.